Monica Balzani. Sono una ricercatrice spirituale, trovo la gioia nella luce interiore.

Ho lavorato come infermiera dal 1990 al 2015.
Amavo il mio lavoro, scrivemmo un libro dal titolo: “Percorsi insieme” e lo dedicammo ai pazienti, ai colleghi infermieri e medici.
Io e la collega coautrice, avevamo scritto della vita, della malattia… insieme ai nostri amati pazienti, cogliendo insieme a loro i vissuti del viaggio fatto insieme, per raggiungere la guarigione, vivere la cronicità o la fine della vita: un viaggio in relazione armonica con l’umano essere.

La passione per l’aspetto umano, relazionale, spirituale del mio lavoro e della mia vita, mi portano a frequentare due corsi annuali nell’ambito relazionale all’Università di Siena (sede di Arezzo). Qui nasce la passione per la crescita personale, che sfocia poi nel: Diploma scuola di counseling PREPOS, Prof. V. Masini. Vengo chiamata a contribuire alla formazione degli studenti del Corso di Laurea in Infermieristica (Facoltà di Medicina e Chirurgia), tramite il “Laboratorio della Relazione” fino al 2015.
L’attrazione per la formazione, la crescita interiore ed il counseling scaturiscono nel conseguimento del Master in “Counseling e formazione relazionale” presso l’Università degli studi di Siena aa 2012/14.

Tuttavia, ciò che oggi mi porta qui, non sono solo le mie competenze professionali e accademiche, ma una malattia.

Nell’anno 2015 mi diagnosticarono la leucemia mieloide acuta e la mia vita cambiò completamente.
Qui finì il mio lavoro, l’insegnamento agli studenti di infermieristica; rimasi ad osservare me stessa, ancora nel ruolo di mamma, di compagna, di figlia, di sorella… senza sapere se ci fosse rimasto altro tempo per vivere. Le possibilità di farcela, mi dissero, erano molto basse.

Mi preparai a lasciare le persone che amavo, sentii che avevo avuto tutto ciò che di più bello si può avere nella vita: davvero era così.
Potevo accettare che il mio tempo fosse finito… poi questa mia accettazione si trasformò in modo repentino, deciso: non avrei lasciato solo mio figlio, a soli tredici anni.
Poi avrei ancora potuto dare tanto al mondo a quarantacinque anni, avevo studiato tanto e lavorato tanto su di me e volevo restituirlo agli altri.

Sopravvissi al trapianto da donatore, ci furono altri momenti che mi avvicinarono alla fine della vita.
Fin dal primo giorno di malattia feci tesoro dell’esperienza di crescita personale che avevo intrapreso almeno dieci anni prima.
Ho utilizzato la meditazione, la visualizzazione, la preghiera, l’amore incondizionato, il Reiki, la fiducia profonda nella guarigione…
Mi sono ancorata forte a me stessa e non ho permesso a nessuno di fare ciò che io non sentissi utile alla mia guarigione.

Oggi la mia vita porta con sé una profonda trasformazione, una forte spinta alla sopravvivenza, alla vita e all’amore.

E’ arrivato il momento di offrire alle persone tutto questo, attraverso uno spazio di ascolto e accettazione; un percorso di cambiamento e guarigione attraverso i gruppi di consapevolezza e condivisione.